Gli inganni dei sensi

4 Agosto 2023Asterione, 🇮🇹 Italiano

“Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il dito nel posto dei chiodi e non metto la mia mano nel suo costato, non crederò”. Lo afferma irremovibile – e anche un po’ puntiglioso – san Tommaso in Gv 20, 25.

Chissà cosa deve essere passato per la testa del povero Tommaso in quel frangente: gli amici che ama e di cui si fida riferiscono che Cristo è risorto, che è stato lì pocanzi, che ci hanno parlato; ora si trova a decidere se questa informazione possa essere vera, quanto la fonte sia attendibile, se il contenuto è plausibile. Deve formulare, in sintesi, un complicato giudizio di realtà. Possibile che gli Apostoli mentano? Che si siano confusi? O saranno forse usciti del tutto di senno? La loro versione, alla fine, non è sufficiente: Tommaso non crederà se non potrà toccare con mano.

La nostra conoscenza delle cose passa in gran parte attraverso le parole degli altri: se dovessimo affidarci sempre e soltanto alla nostra esperienza diretta, del Mondo sapremmo ben poco. Impariamo presto a fidarci – ma quasi altrettanto presto impariamo che ciò che ci viene detto può essere incompleto, impreciso, male interpretato o anche semplicemente falso. Di ciò di cui abbiamo esperienza diretta, invece, non dubitiamo: ciò che tocchiamo, vediamo, ascoltiamo in prima persona è davanti a noi e lo cogliamo nel suo spontaneo offrirsi ai nostri sensi: certo, sicuro, solido.

Alternative facts

18 Luglio 2023Asterione, 🇮🇹 Italiano

L’espressione “alternative facts” è stata partorita il 22 gennaio 2017 in modo (direi involontariamente) geniale da Kellyanne Conway durante un’intervista con Chuck Todd per “Meet the Press”, trasmissione domenicale della NBC. Poco conta l’argomento: era uno come tanti. Anzi, non c’era nulla di speciale in quel dibattito, vista la frequenza con cui la Casa Bianca diramava attraverso ogni canale informazioni fattualmente false. In un Paese in cui fino a quel momento una sola menzogna poteva costare l’impeachment, le bugie di Trump erano così continue e ripetute che il Washington Post aveva dovuto aggiungere un nuova categoria al proprio servizio di fact-checking (il “bottomless Pinocchio”).

Nonostante la precisazione di Todd (“Look, alternative facts are not facts: they’re falsehoods”), quel giorno Conway ha però sancito ufficialmente ciò che evidentemente era già nelle cose: il primato dell’asserzione su qualunque principio di realtà condivisa.

Alla ricerca della realtà

“Qualunque principio di realtà condivisa” è una locuzione un po’ convoluta. Qui, infatti, casca l’asino. Anche se siamo portati a intuire immediatamente cosa sia “reale” o “vero”, la difficoltà a trovare dei fondamenti a questa intuizione è antica come la filosofia. Lo splendore della lingua greca riassume il problema nella parola stessa: il termine per “verità”, a-létheia (ἀλήθεια, composto da un’alfa privativa e dalla radice del verbo lanthàno, nascondere), indica che essa – “ciò che non è (più) nascosto” – non è un dato immediato ma qualcosa che può essere ottenuto solo attraverso un processo di dis-velamento.

Verità e fotografia: Joel Sternfeld

2 Maggio 2022Fotografia, Video, 🇮🇹 Italiano

Ho realizzato un breve video sul rapporto tra “Verità” e immagine (fotografica, ma non solo). L’idea sarebbe quella di ricostruire un discorso intorno a certi argomenti che mi sono cari e che sono all’incrocio tra psichiatria, immagini, tecnologia ed esperienza artistica.

Tra il 2002 e il 2010 avevo fondato un gruppo (Asterione) che si occupava di questo genere di cose e che è diventato progressivamente una sorta di braccio “scientifico” di BombaCarta. Sul canale trovate anche due video di allora (siamo stati pionieri…).

Non so se riuscirò a ricostruire il gruppo, né dove la cosa andrà a parare, ma intanto si inizia e vediamo che succede…

Il problema del cospirazionismo estremo

14 Luglio 2020Twitter threads, 🇮🇹 Italiano

Come è possibile che QAnon sia arrivato in Italia? O, più in generale, com’è possibile che notizie ridicolmente false vengano recepite acriticamente e condivise da un numero così importante di persone?

Anche se leggendo la frase “Amazon vende i bambini camuffati da piumini” viene facile la battuta “chiamate lo psichiatra”, la questione in realtà è terribilmente complessa. Queste persone sono “normali”? Ecco, più sì che no. Qui è il problema.

Il “delirio” è un tema complicatissimo che non posso spiegare in pochi tweet. Riduciamo all’osso. Perché si possa parlare di delirio occorrono tre criteri:

  1. certezza incrollabile
  2. non credibilità
  3. autoreferenzialità

CERTEZZA: nonostante ogni evidenza, ogni spiegazione alternativa, ogni invito al dubbio, le posizioni rimangono immobili. Al contrario, ogni ragionamento viene guidato verso la verifica dell’ipotesi di partenza (anche questo tipico del delirante). (altro…)

Quando l’io diventa sovrano

29 Giugno 2019Articoli, 🇮🇹 Italiano

Il dibattito intorno ad alcuni temi si è fatto recentemente molto acceso. Le posizioni tradizionali — Dio e Cesare, diritti e doveri, conservatori e progressisti — si trovano sempre più polarizzate l’una contro l’altra. Il conflitto si radicalizza e soffoca gli spazi di dialogo. Che i conflitti possano estremizzarsi non deve certo sorprendere; leggendo la contemporaneità secondo le categorie consuete rischiamo però di trascurare alcuni elementi nuovi.

Da un lato sono venute meno le grandi impalcature ideologiche che davano una forma coesa, orientata, condivisa anche al disagio sociale e al dissenso. Dall’altro, l’influenza dei nuovi media ha dato al singolo individuo uno straordinario (ma totalmente deresponsabilizzato) strumento di amplificazione della propria voce. Oggi si può interloquire (o, meglio, sentire di star interloquendo) direttamente con alti funzionari, celebrità, personalità di ogni genere. Ogni tweet, ogni status, ogni post, in virtù di una possibile viralità, assurge alla dimensione fantastica di un annuncio Urbi et Orbi.

In questo panorama sembra emergere una sorta di insurrezione in tre grandi aree: l’area della politica, ovvero il mondo del fare; l’area della scienza, ovvero il mondo del sapere; l’area della religione, ovvero il mondo del credere. Le popolazioni di queste tre aree di dissenso — non è un caso — presentano larghe sovrapposizioni.

I punti di riferimento di una volta (il rappresentante delle istituzioni, lo scienziato, lo stesso Pontefice) vengono aggrediti con sorprendente virulenza; non già per ciò che sostengono, bensì per ciò che rappresentano: l’esistenza stessa di un’autorevolezza, di un’istanza altra che pone limiti all’espansione sempre più autoreferenziale di un “io” individuale. La cifra inquietante di questo conflitto non è quindi la sua intensità né ha a che fare con le posizioni sostenute. La dialettica non è più fra due collettività: è piuttosto fra l’individuale e il collettivo. (altro…)

Scienza e religione

19 Giugno 2019Twitter threads, 🇮🇹 Italiano

La fede attiene al campo del senso, non della conoscenza delle cause e degli effetti. La conoscenza di fede, se è di fede, non è scientifica – e viceversa. Il meccanismo del credere è solo apparentemente logico-razionale: noi non crediamo a ciò che riteniamo logico, ma a ciò che ci sembra vero (da un punto di vista sensopercettivo) o giusto (da un punto di vista conflittuale). Esempio: il delirio paranoicale è assolutamente logico, verosimile, credibile, formalmente corretto – ma è falso.

La fiducia nella scienza richiede uno sforzo ulteriore rispetto a questo limite. Se la logica fosse veramente la stessa per tutti, tutti saremmo sempre d’accordo su tutto. È facile piegare l’interpretazione delle evidenze per far quadrare una teoria che “ci piace”. Sono il dibattito scientifico, la verifica e l’esposizione alla critica che garantiscono, non la presupposta logicità del procedimento.

Chi cerca di dimostrare la non ragionevolezza della fede (vedi Odifreddi) spesso lo fa con argomentazioni logiche terribilmente fallaci. Innanzitutto perché non comprendono il campo al quale vogliono applicarsi. Per esempio che la fede è irragionevole. Altrettanto vano è il tentativo di dimostrare logicamente la validità della religione, della fede o l’esistenza di Dio (non funzionava per Sant’Anselmo, non funziona nemmeno oggi).

Quanto alla mia esperienza (di persona che lavora proprio con le capacità associative dei pazienti) posso garantire che le capacità associative di credenti e non sono del tutto sovrapponibili: gli stupidi restano stupidi, gli intelligenti intelligenti. Questo non determina la superiorità intellettuale o antropologica di nessuno, né ateo né credente. Sono due atteggiamenti diversi e il problema sorge quando si mescolano in modo improprio: ovvero quando gli scienziati aderiscono fideisticamente a un’idea o quando i credenti vivono una fede intellettuale (entrambe le cose capitano spessissimo).


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Verità e Fotografia

18 Settembre 2018Fotografia, Twitter threads, 🇮🇹 Italiano

Molte fake news si basano sulla distorta interpretazione di una foto. Diamo per scontato che la fotografia sia oggettiva: del resto, noi crediamo innanzitutto “ai nostri occhi”. La mia storia preferita, quando devo spiegare questo tema, riguarda una foto di Joel Sternfeld.

1º livello (la foto): Joel Sternfeld, McLean, Virginia; December 1978. Un commento che lessi una volta a questa foto la interpretava così: mentre i colleghi rischiano la pelle per domare un incendio, un pompiere si compra incurante una zucca.

2º livello (la storia): Sternfeld sta passando nei pressi di un campo di addestramento quando assiste a questa scena. L’incendio è finto, il pompiere inquadrato è in pausa. Questa informazione supplementare cambia completamente l’interpretazione dei fatti.

3º livello (la storia della foto): Sternfeld racconta anni dopo che non aveva idea si trattasse di un addestramento. I livelli di realtà e interpretazione si rimescolano ancora. Ancora più emblematica quindi la scelta del titolo: vago, generico.

4º livello: Quando ho raccontato questa storia ad Augusto Pieroni (docente a Officine Fotografiche), mi ha risposto che probabilmente – conoscendo Sternfeld – egli avesse visto soprattutto “l’arancione” (zucche-fuoco). L’incursione nello sguardo del fotografo apre un altro piano di lettura. (altro…)

Measles, the Internet, and the process of believing

15 Marzo 2014🇬🇧 English

An increase in measles cases in western countries is not recent news: a localized spread of measles has been already reported in the USA and in the UK in the last year. Yesterday though, a similar event received an unprecedent coverage by different kind of sources and, among them, also tech-related websites (Daring Fireball, Gizmodo…); I was surprised to see that these websites thought this was relevant news even if it isn’t strictly their main topic.

The fact is that, this time, the location is NYC. As long as things like this happen among rural and isolated communities or distant countries we are allowed to think that it’s kind of a “local” issue. NYC is instead a high density population area, a crossroad to loads of visitors, tourists, travellers, a city so important both in reality and in our imaginarium that what happens there hits us as it was a global problem. Well, as a matter of fact it is.

The first reaction of online press was to raise a warning about the dangers of measles, the consequences of lack of vaccination both on single people and communities, the lack of evidence in the now common belief that vaccines are dangerous. It’s kind of an “anti-anti-vaccine” campaign and I expect shortly a response in communities supporting the opposite faction to strongly reassess their point. Unfortunately, we will be less aware of this reaction, as many of us are still unaware of the influence these communities have had in the recent years, leading in the end to what we see now.

John Gruber asks:

“Is this anti-vaccination movement just a U.S. thing, or is it spreading in other countries too?”

I can speak for Italy and UK: yes, it’s spreading to other countries too. Specifically about Italy, what really worries me is that the average age of people strongly convinced that vaccines are harmful is relatively low: it’s people having their first child right now or that are going to have one in the next ten years. So, the basis for a measles comeback is already set and strong, but effects will be visible at a later date.

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