Un mondo terribilmente complicato

2 Gennaio 2024Asterione, 🇮🇹 Italiano

Questo post è una riedizione, con alcune limature, dell’editoriale scritto per BombaCarta nell’ottobre del 2020.

“Ah, Cindy Sondheim, saresti dovuta nascere in un’altra epoca”, commenta nostalgico l’improbabile Conte Dracula di Amore a primo morso mentre l’amata Cindy manda giù due Xanax con l’aiuto di un bicchiere di champagne.

Le cose erano più semplici, meno complicate. Sai quante donne hanno avuto un esaurimento nervoso nel Quattordicesimo Secolo? Due.

Più semplici, meno complicate.

Meno conoscenze, meno informazioni da elaborare e – al posto loro – una rassegnata fiducia nella Provvidenza, unico argine a una serie di iatture (pestilenze, guerre, calamità) sulle quali si aveva un controllo modesto.

E meno responsabilità: ancora felicemente ignari delle teorie di Freud che ci avrebbero regalato un po’ di autoconsapevolezza, sì, ma anche molti esaurimenti nervosi.

Il corpo

9 Ottobre 2023Asterione

Questo post è stato pubblicato originariamente come editoriale di ottobre 2023 sul sito di BombaCarta.

Pochi concetti appaiono certi e allo stesso tempo ambigui come quello del corpo. Di esso abbiamo esperienza immediata e incontrovertibile: eppure quello stesso oggetto della nostra esperienza ne è anche in un certo modo soggetto in quanto agente delle sensopercezioni.

Ciò vale però solo per il nostro corpo, giacché quello degli altri – per quanto possiamo coglierlo empaticamente come affine – ci rimane in questo rispetto estraneo e si confonde con gli altri oggetti del mondo.

Pur essendo immersi da sempre nella nostra esperienza corporea, scopriamo il corpo a poco a poco senza ritenere mai una vera esperienza dell’inizio. L’incontro col mondo (volendolo far coincidere con la nascita, cosa niente affatto scontata se consideriamo la progressiva maturazione delle capacità percettive del feto) è segnato da “pena e tormento per prima cosa”; eppure non ce lo ricordiamo: in quel frangente non abbiamo alcuna capacità di discriminare ciò che è dentro da ciò che è fuori, ciò che è nostro da ciò che non lo è. Siamo, a ogni stimolo (una colichetta, il senso di fame), un sentire senza oggetto, totale e totalizzante; stimolo che non è ancora “un” dolore collocato in “una” parte del corpo: siamo dunque noi, in quel momento, tutto-dolore, tutto corpo, tutto disperazione fino alla salvifica poppata che ci rende improvvisamente tutto appagamento e piacere. Un giorno, più in là, scopriremo le “nostre” mani e i “nostri” piedi con curiosità e un po’ di sconcerto.

Trasparenze

29 Agosto 2023Asterione, 🇮🇹 Italiano

Alcuni giorni fa avvio Twitter (che proprio non riesco a chiamare “X”) e mi ritrovo in timeline un tweet (che ancora non riesco a chiamare “post”) di Andrea Delogu:

“Non vi siete stancati di dare la vostra opinione? Cioè, senza che nessuno ve lo chieda intendo.”

Le risposte – come sempre in questi casi – variano dall’entusiasmo complimentoso all’offesa puerile, con qualche escursione didascalica sui principi fondamentali della libertà. Non seguo Andrea Delogu: il tweet mi appare citato dall’Alieno Gentile (il quale, ricordo, ha una newsletter qui) galleggiante in un flusso indistinto di informazioni e factoids che – nonostante i tentativi – non controllo più io e che sarebbe passato inosservato se non fosse così adeguato al tema che avevo scelto per il numero odierno.

Commenta, opportunamente, l’Alieno:

“La domanda non è per niente peregrina, anche se le risposte sotto il tweet evocano la democrazia, la libertà e prosopopea assortita. Esprimere un’opinione è cosa diversa averla e/o da poterla esprimere. Mentre il dubbio che pur di esprimere qualcosa si scriva, senza averla, c’è.”

Gli inganni dei sensi

4 Agosto 2023Asterione, 🇮🇹 Italiano

“Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il dito nel posto dei chiodi e non metto la mia mano nel suo costato, non crederò”. Lo afferma irremovibile – e anche un po’ puntiglioso – san Tommaso in Gv 20, 25.

Chissà cosa deve essere passato per la testa del povero Tommaso in quel frangente: gli amici che ama e di cui si fida riferiscono che Cristo è risorto, che è stato lì pocanzi, che ci hanno parlato; ora si trova a decidere se questa informazione possa essere vera, quanto la fonte sia attendibile, se il contenuto è plausibile. Deve formulare, in sintesi, un complicato giudizio di realtà. Possibile che gli Apostoli mentano? Che si siano confusi? O saranno forse usciti del tutto di senno? La loro versione, alla fine, non è sufficiente: Tommaso non crederà se non potrà toccare con mano.

La nostra conoscenza delle cose passa in gran parte attraverso le parole degli altri: se dovessimo affidarci sempre e soltanto alla nostra esperienza diretta, del Mondo sapremmo ben poco. Impariamo presto a fidarci – ma quasi altrettanto presto impariamo che ciò che ci viene detto può essere incompleto, impreciso, male interpretato o anche semplicemente falso. Di ciò di cui abbiamo esperienza diretta, invece, non dubitiamo: ciò che tocchiamo, vediamo, ascoltiamo in prima persona è davanti a noi e lo cogliamo nel suo spontaneo offrirsi ai nostri sensi: certo, sicuro, solido.

Alternative facts

18 Luglio 2023Asterione, 🇮🇹 Italiano

L’espressione “alternative facts” è stata partorita il 22 gennaio 2017 in modo (direi involontariamente) geniale da Kellyanne Conway durante un’intervista con Chuck Todd per “Meet the Press”, trasmissione domenicale della NBC. Poco conta l’argomento: era uno come tanti. Anzi, non c’era nulla di speciale in quel dibattito, vista la frequenza con cui la Casa Bianca diramava attraverso ogni canale informazioni fattualmente false. In un Paese in cui fino a quel momento una sola menzogna poteva costare l’impeachment, le bugie di Trump erano così continue e ripetute che il Washington Post aveva dovuto aggiungere un nuova categoria al proprio servizio di fact-checking (il “bottomless Pinocchio”).

Nonostante la precisazione di Todd (“Look, alternative facts are not facts: they’re falsehoods”), quel giorno Conway ha però sancito ufficialmente ciò che evidentemente era già nelle cose: il primato dell’asserzione su qualunque principio di realtà condivisa.

Alla ricerca della realtà

“Qualunque principio di realtà condivisa” è una locuzione un po’ convoluta. Qui, infatti, casca l’asino. Anche se siamo portati a intuire immediatamente cosa sia “reale” o “vero”, la difficoltà a trovare dei fondamenti a questa intuizione è antica come la filosofia. Lo splendore della lingua greca riassume il problema nella parola stessa: il termine per “verità”, a-létheia (ἀλήθεια, composto da un’alfa privativa e dalla radice del verbo lanthàno, nascondere), indica che essa – “ciò che non è (più) nascosto” – non è un dato immediato ma qualcosa che può essere ottenuto solo attraverso un processo di dis-velamento.

La macchina senziente

1 Luglio 2023Asterione, 🇮🇹 Italiano

Questa conversazione fra un paziente e uno psicoterapeuta è avvenuta attraverso un terminale:

–Hello.
–How do you do? What brings you to see me?
–I’m not feeling very well.
–Why do you say you are not feeling very well?
–I have mood swings.
–Is it because of your plans that you say you have mood swings?
–No, I don’t think so.
–Maybe your life has something to do with this.
–Maybe.
–Can you elaborate on that?
–I am a bit stressed.
–What makes you believe you are a bit stressed?
–Family issues I guess.
–Tell me something about your family.

Il “paziente” sono in realtà io e ho inserito le frasi che avrebbe genericamente scritto una persona durante una prima seduta. Avrete già capito che anche il terapeuta non è un vero terapeuta ma un programma.

Ciò che può invece sorprendere è che, se avete un Mac (fino alla versione 10.15) o una macchina Linux, avete sempre avuto questo programma preinstallato: si chiama infatti “DOCTOR”, è nascosto dentro emacs (il text editor scritto da R. M. Stallman nel 1984) ed è a propria volta una implementazione di ELIZA, progettato nel lontano 1966 da Joseph Weizenbaum.

Intermission

8 Giugno 2023Asterione, 🇮🇹 Italiano

Il 16 maggio scorso Sam Altman, CEO di OpenAI, è stato ascoltato dal Senato USA insieme a Gary Marcus (ben noto a chi mi legge) e Christina Montgomery (VP e Chief Privacy and Trust Officer di IBM).

L’audizione è stata preceduta (il 12 aprile) e seguita (il 30 maggio) da due lettere aperte dal tono molto allarmato sugli effetti che l’AI può avere sul destino stesso dell’umanità.

La prima chiedeva una moratoria sulla messa in produzione di strumenti più potenti di GPT-4. Data la vaghezza del presupposto e la non praticabilità della soluzione, diversi firmatari hanno specificato di aver voluto più che altro attirare l’attenzione del legislatore su una questione che presenta novità assolute sia in termini tecnici che giuridici.

La seconda stabilisce forse un nuovo record di laconicità, recitando la sola frase:

Mitigating the risk of extinction from AI should be a global priority alongside other societal-scale risks such as pandemics and nuclear war.

Nonostante qualche confusione (per esempio tra AI in senso lato e Large Language Models), i parlamentari si sono fatti trovare meno impreparati di altre volte: durante l’audizione dei “Big Four” del 2020 i rapporti di forza, al di là delle cortesie istituzionali e delle apparenze formali, sembravano nettamente in favore di questi ultimi. I volti su monitor dei quattro CEO (in remoto per via del Covid) sancivano una differenza quasi metafisica tra i due gruppi. Di tutt’altro tenore il rapporto con Altman, presente in aula, visibilmente emozionato e lui per primo promotore di maggiore regolamentazione.

Stable Confusion

20 Marzo 2023Asterione, 🇮🇹 Italiano

It’s always insane to me that pics like these look more realistic than most photos posted on Instagram due to photo editing today.
Broccolibox on Reddit

Questo commento sui recenti prodotti dell’intelligenza artificiale del redditor Broccolibox condensa benissimo lo stato dell’arte nel nostro attuale “mondo delle immagini” e anticipa una delle grandi trasformazioni cui stiamo per assistere.

Stable Diffusion, cui il nostro Broccolibox si riferisce (e, sì, ho scelto la citazione per lo username non meno che per il contenuto), è un modello di Generative AI del tipo “text-to-image”: si fornisce un input testuale e se ne ottiene una rappresentazione visuale (può fare più di così, ma per ora ci accontentiamo).

Applicazioni di questo tipo sono recenti ma non recentissime: da mesi gli utenti di Discord si divertono a generare immagini con Midjourney; la stampa ha fugacemente raccontato l’anno scorso i primi passi di Dall•E (di OpenAI, oggi più nota per ChatGPT; a qualcuno sarà forse capitato di notare l’immagine nata già iconica dell’astronauta a cavallo); ma già nel 2019 Nvidia presentava GauGAN, una tecnologia che produceva immagini realistiche impeccabili a partire da pochi schizzi colorati. E, andando ancora più indietro, nel 2014 Google esplorava questo spazio con Deep Dream. Tutti questi prodotti poggiano a loro volta su tecnologie le cui origini possono essere fatte risalire almeno agli Anni Sessanta.

Vero, falso, verosimile

27 Gennaio 2023Asterione, 🇮🇹 Italiano
Jorge Luis Borges smiling with colorful sunglasses in the style of pop art

Racconta J. L. Borges (“L’automa letterario”) la storia di un certo Otàlora, inventore di una macchina intelligente capace di scrivere testi di narrativa:

Alcuni anni fa (ho perduto la lettera), Azevedo Bandeira mi ha voluto narrare il destino di Benjamìn Otàlora, di cui forse non resta ricordo nel quartiere di Balvanera e che morì secondo il suo stile, fucilato come torturatore e assassino.

Purtroppo, il congegno non era scevro da problemi:

Per una riga ragionevole, per una notizia corretta, vi erano leghe di insensate cacofonie, di farragini verbali e di incoerenze.

La fine di Otàlora non può che essere tragica:

Quella costruzione era uno scandalo, perché la confusione e la meraviglia sono operazioni proprie di Dio e non degli uomini.

Questo brano di Borges (racconto? storia vera? gli estimatori dell’autore argentino sanno quanto amasse danzare sul filo del verosimile) sembra diventato all’improvviso di grande attualità.

Tecnologie immersive e pervasive

22 Gennaio 2023Asterione, 🇮🇹 Italiano

Usciva al cinema nel 1992 il film “Il tagliaerbe” (The Lawnmower Man), storia di uno scienziato imprudente che, attraverso un apparecchio di realtà virtuale e qualche sapiente artificio, rendeva intelligentissimo (e altrettanto pericoloso) un uomo affetto da un visibile deficit mentale. Il film era già allora, diciamolo onestamente, terribile: un minestrone che raffigurava la tecnologia in modo più esoterico che realistico allo scopo di sfruttarne l’hype in un “fanta-horror-thriller” dalla trama esilissima. Eppure ci interessa proprio per questo: per come recepiva – strizzando l’occhio alla cultura popolare di quegli anni – una tecnologia nuova e suggestiva, preconizzandone le aberrazioni.

Il destino della realtà virtuale racconta però una storia molto diversa: il visore, dopo trent’anni, è rimasto sostanzialmente lo stesso; nonostante le decine di milioni di pezzi venduti, un prodotto come Oculus (l’unico ad avere una certa diffusione) difficilmente può essere considerato di massa; le sue applicazioni, salvo poche specifiche eccezioni, sono limitate alla sfera ludica; l’impatto sulla società in termini sia tecnici che culturali è stato irrisorio.

Di recente abbiamo assistito a diversi tentativi di riproporre questo genere di tecnologia. Grazie alla miniaturizzazione dei componenti, l’aumento della capacità di calcolo e la diminuzione dei costi, Google ha potuto lanciare nel 2013 i Google Glass; il successo commerciale del prodotto – ritirato nel 2016 – è ben rappresentato dal soprannome che si è immediatamente guadagnato chi lo indossava (“glasshole”). Apple starebbe lavorando da anni a un dispositivo analogo, con caratteristiche miste AR/VR, la cui data di lancio viene ripetutamente prevista e quindi posposta dagli analisti; il nuovo dispositivo avrebbe un sistema operativo proprio e potrebbe – secondo indiscrezioni – un giorno sostituire l’iPhone (ma non si disse lo stesso di Siri?). Chi si sta tuffando a capofitto nel “metaverso” in una ingloriosa e costosissima operazione di marketing cosmetico è Facebook, tanto da aver cambiato il proprio nome ormai inviso a molti in Meta. Nel frattempo abbiamo assistito al lancio in pompa magna dei cinema (e a seguire persino dei televisori) in 3D – e al loro subitaneo, precipitoso declino.