No, il dibattito no!

3 Luglio 2024Asterione, 🇮🇹 Italiano

Alcuni giorni fa mi sono trovato coinvolto mio malgrado in una discussione molto virulenta.

Tutto è partito da un commento a un commento nidificato a propria volta in un thread su Twitter senza troppe ambizioni (su uno specifico argomento e con una sola tesi molto circoscritta) cui è seguita una serie di sfide all’OK Corral e una disordinata canizza in cui si è finiti a dibattere molto confusamente de La vita, l’Universo e Tutto Quanto. Poco conta oggi l’oggetto del contendere: mi interessa invece mettere in evidenza i rischi connessi ad alcune abitudini che si sono recentemente consolidate a prescindere da questo singolo episodio.

Il lockdown ha accelerato l’esplosione di alcuni strumenti che erano riservati a più specifiche nicchie: Zoom è uscito dalle segrete stanze della comunicazione inter-aziendale così come Twitch da quelle dei gamers; sono fioriti strumenti di interconnessione (Streamyard etc.) capaci di mandare il feed verso più canali e di gestire commenti, ospiti, spettatori in modo facile ed estemporaneo; un’utenza ritenuta generalmente impaziente (anche giovane o giovanissima) si è adattata molto velocemente alla fruizione di contenuti video lunghi diverse ore.

Trasparenze

29 Agosto 2023Asterione, 🇮🇹 Italiano

Alcuni giorni fa avvio Twitter (che proprio non riesco a chiamare “X”) e mi ritrovo in timeline un tweet (che ancora non riesco a chiamare “post”) di Andrea Delogu:

“Non vi siete stancati di dare la vostra opinione? Cioè, senza che nessuno ve lo chieda intendo.”

Le risposte – come sempre in questi casi – variano dall’entusiasmo complimentoso all’offesa puerile, con qualche escursione didascalica sui principi fondamentali della libertà. Non seguo Andrea Delogu: il tweet mi appare citato dall’Alieno Gentile (il quale, ricordo, ha una newsletter qui) galleggiante in un flusso indistinto di informazioni e factoids che – nonostante i tentativi – non controllo più io e che sarebbe passato inosservato se non fosse così adeguato al tema che avevo scelto per il numero odierno.

Commenta, opportunamente, l’Alieno:

“La domanda non è per niente peregrina, anche se le risposte sotto il tweet evocano la democrazia, la libertà e prosopopea assortita. Esprimere un’opinione è cosa diversa averla e/o da poterla esprimere. Mentre il dubbio che pur di esprimere qualcosa si scriva, senza averla, c’è.”

Stable Confusion

20 Marzo 2023Asterione, 🇮🇹 Italiano

It’s always insane to me that pics like these look more realistic than most photos posted on Instagram due to photo editing today.
Broccolibox on Reddit

Questo commento sui recenti prodotti dell’intelligenza artificiale del redditor Broccolibox condensa benissimo lo stato dell’arte nel nostro attuale “mondo delle immagini” e anticipa una delle grandi trasformazioni cui stiamo per assistere.

Stable Diffusion, cui il nostro Broccolibox si riferisce (e, sì, ho scelto la citazione per lo username non meno che per il contenuto), è un modello di Generative AI del tipo “text-to-image”: si fornisce un input testuale e se ne ottiene una rappresentazione visuale (può fare più di così, ma per ora ci accontentiamo).

Applicazioni di questo tipo sono recenti ma non recentissime: da mesi gli utenti di Discord si divertono a generare immagini con Midjourney; la stampa ha fugacemente raccontato l’anno scorso i primi passi di Dall•E (di OpenAI, oggi più nota per ChatGPT; a qualcuno sarà forse capitato di notare l’immagine nata già iconica dell’astronauta a cavallo); ma già nel 2019 Nvidia presentava GauGAN, una tecnologia che produceva immagini realistiche impeccabili a partire da pochi schizzi colorati. E, andando ancora più indietro, nel 2014 Google esplorava questo spazio con Deep Dream. Tutti questi prodotti poggiano a loro volta su tecnologie le cui origini possono essere fatte risalire almeno agli Anni Sessanta.

Piazza reale e piazza virtuale

15 Novembre 2021Twitter threads, 🇮🇹 Italiano

Le indagini sulle chat antivacciniste che istigavano a delinquere o addirittura a compiere gesti piuttosto aberranti, mi stanno facendo pensare a come lo spazio virtuale stia trasformando in modo rilevante il nostro rapporto con il reale.

Prima del Web 3.0, lo spazio del discorso era la piazza pubblica (semplifico): quella mediatica, ma in termini piuttosto unidirezionali (programma → spettatore) e quella reale, dai confini però ristretti (chiamiamole “le chiacchiere da bar”). L’accoppiata virtuale-social ha reso il “bar” un luogo molto popolato ma anche non “agito”. L’unico agito è il linguaggio, che per avere un impatto su un ascoltatore sempre più desensibilizzato deve alzare ogni volta l’asticella.

In questo spazio in cui esiste solo la parola senza conseguenza, senza responsabilità, ovviamente non solo i toni ma anche i programmi, le presunte intenzioni, gli epiteti, gli allarmi, si amplificano fino a quando incontrano un limite. E l’unico limite è il linguaggio stesso. Un limite abbastanza ampio.

La virulenza che si innesca in questi circuiti raramente corrisponde alla disposizione che i partecipanti avrebbero – per indole – nel mondo reale. Qui però si crea il primo corto circuito: si innesca una spirale di suggestione, di allarme, di adrenalina, che diventa capace di incidere anche nei comportamenti “reali”, con un aumento spropositato di aggressività e frustrazione.

(altro…)

La perdita della credibilità

21 Agosto 2021Twitter threads, 🇮🇹 Italiano

Voglio provare a rispondere a questo stimolo. Sarò ridicolmente approssimativo per questioni di spazio.

Fino a prova contraria, non possiamo credere che il genere umano si sia rincretinito biologicamente negli ultimi 50 anni. Dobbiamo quindi pensare che si tratti di una questione di cultura, di contesto e di dinamiche sociali.

1) Il più evidente cambiamento tra XX e XXI secolo è, IMHO, il crollo dei contenitori ideologici che hanno assorbito, irregimentato, a loro modo educato e organizzato molte forme di dialettica inclusi il dissenso e lo spaesamento. L’ideale del Partito (a prescindere dal colore politico) è stato a lungo semplice abbastanza da essere comprensibile a persone poco abituate a ragionare e altresì complesso abbastanza da garantire un’articolata struttura di pensiero e confronto intellettuale.

Il crollo delle ideologie ha reso orfani tanto i primi (il cui Io fragile si dilata oggi in naricisistiche e arroganti presunzioni di infallibilità basate sulla “chiacchiera” del Web, vedi sotto) quanto i secondi, i cosiddetti intellettuali, del resto mai particolarmente abbondanti in Italia, che per mantenere il gusto della propria superiorità non sanno far altro che sbuffare, additare l’errore, alzare gli occhi al cielo, senza degnarci mai di una pars construens.

(altro…)

Quando l’io diventa sovrano

29 Giugno 2019Articoli, 🇮🇹 Italiano

Il dibattito intorno ad alcuni temi si è fatto recentemente molto acceso. Le posizioni tradizionali — Dio e Cesare, diritti e doveri, conservatori e progressisti — si trovano sempre più polarizzate l’una contro l’altra. Il conflitto si radicalizza e soffoca gli spazi di dialogo. Che i conflitti possano estremizzarsi non deve certo sorprendere; leggendo la contemporaneità secondo le categorie consuete rischiamo però di trascurare alcuni elementi nuovi.

Da un lato sono venute meno le grandi impalcature ideologiche che davano una forma coesa, orientata, condivisa anche al disagio sociale e al dissenso. Dall’altro, l’influenza dei nuovi media ha dato al singolo individuo uno straordinario (ma totalmente deresponsabilizzato) strumento di amplificazione della propria voce. Oggi si può interloquire (o, meglio, sentire di star interloquendo) direttamente con alti funzionari, celebrità, personalità di ogni genere. Ogni tweet, ogni status, ogni post, in virtù di una possibile viralità, assurge alla dimensione fantastica di un annuncio Urbi et Orbi.

In questo panorama sembra emergere una sorta di insurrezione in tre grandi aree: l’area della politica, ovvero il mondo del fare; l’area della scienza, ovvero il mondo del sapere; l’area della religione, ovvero il mondo del credere. Le popolazioni di queste tre aree di dissenso — non è un caso — presentano larghe sovrapposizioni.

I punti di riferimento di una volta (il rappresentante delle istituzioni, lo scienziato, lo stesso Pontefice) vengono aggrediti con sorprendente virulenza; non già per ciò che sostengono, bensì per ciò che rappresentano: l’esistenza stessa di un’autorevolezza, di un’istanza altra che pone limiti all’espansione sempre più autoreferenziale di un “io” individuale. La cifra inquietante di questo conflitto non è quindi la sua intensità né ha a che fare con le posizioni sostenute. La dialettica non è più fra due collettività: è piuttosto fra l’individuale e il collettivo. (altro…)

The thin line between the camera and a mirror

19 Settembre 2016Fotografia, 🇬🇧 English

It happened again.

I was reading a post from La Noir Image – specifically this one (paywall) about the photography of Marcello Perino – when I saw a brilliant photo that caught my attention. After a few seconds, my finger moved toward the middle of it and tapped on the trackpad without my brain knowing.

A short conversation between my Brain, my Eyes and my Finger took place shortly thereafter.

Brain: “Hey, what are you doing?”
Eyes: “Mate, I’m watching, can you please be quiet?”
Brain: “It was him, I was paying attention. Finger! What the heck?”
Finger (ashamed): “Er… I was clicking… the ‘like’ button…”
Eyes: “There is no like button, you idiot!”
Brain: “There is no like button, you idiot!”
Eyes: “Can we go back to the photos now, please?”
Brain: “Let’s discuss the Quintessence of the World and other Bigger Issues instead”
Eyes: “Oh, get lost…!”

That made me think (as this intriguing dialogue should prove).

(altro…)

Measles, the Internet, and the process of believing

15 Marzo 2014🇬🇧 English

An increase in measles cases in western countries is not recent news: a localized spread of measles has been already reported in the USA and in the UK in the last year. Yesterday though, a similar event received an unprecedent coverage by different kind of sources and, among them, also tech-related websites (Daring Fireball, Gizmodo…); I was surprised to see that these websites thought this was relevant news even if it isn’t strictly their main topic.

The fact is that, this time, the location is NYC. As long as things like this happen among rural and isolated communities or distant countries we are allowed to think that it’s kind of a “local” issue. NYC is instead a high density population area, a crossroad to loads of visitors, tourists, travellers, a city so important both in reality and in our imaginarium that what happens there hits us as it was a global problem. Well, as a matter of fact it is.

The first reaction of online press was to raise a warning about the dangers of measles, the consequences of lack of vaccination both on single people and communities, the lack of evidence in the now common belief that vaccines are dangerous. It’s kind of an “anti-anti-vaccine” campaign and I expect shortly a response in communities supporting the opposite faction to strongly reassess their point. Unfortunately, we will be less aware of this reaction, as many of us are still unaware of the influence these communities have had in the recent years, leading in the end to what we see now.

John Gruber asks:

“Is this anti-vaccination movement just a U.S. thing, or is it spreading in other countries too?”

I can speak for Italy and UK: yes, it’s spreading to other countries too. Specifically about Italy, what really worries me is that the average age of people strongly convinced that vaccines are harmful is relatively low: it’s people having their first child right now or that are going to have one in the next ten years. So, the basis for a measles comeback is already set and strong, but effects will be visible at a later date.

(altro…)