Alcuni giorni fa mi sono trovato coinvolto mio malgrado in una discussione molto virulenta.
Tutto è partito da un commento a un commento nidificato a propria volta in un thread su Twitter senza troppe ambizioni (su uno specifico argomento e con una sola tesi molto circoscritta) cui è seguita una serie di sfide all’OK Corral e una disordinata canizza in cui si è finiti a dibattere molto confusamente de La vita, l’Universo e Tutto Quanto. Poco conta oggi l’oggetto del contendere: mi interessa invece mettere in evidenza i rischi connessi ad alcune abitudini che si sono recentemente consolidate a prescindere da questo singolo episodio.
Il lockdown ha accelerato l’esplosione di alcuni strumenti che erano riservati a più specifiche nicchie: Zoom è uscito dalle segrete stanze della comunicazione inter-aziendale così come Twitch da quelle dei gamers; sono fioriti strumenti di interconnessione (Streamyard etc.) capaci di mandare il feed verso più canali e di gestire commenti, ospiti, spettatori in modo facile ed estemporaneo; un’utenza ritenuta generalmente impaziente (anche giovane o giovanissima) si è adattata molto velocemente alla fruizione di contenuti video lunghi diverse ore.