Stable Confusion

20 Marzo 2023Asterione, 🇮🇹 Italiano

It’s always insane to me that pics like these look more realistic than most photos posted on Instagram due to photo editing today.
Broccolibox on Reddit

Questo commento sui recenti prodotti dell’intelligenza artificiale del redditor Broccolibox condensa benissimo lo stato dell’arte nel nostro attuale “mondo delle immagini” e anticipa una delle grandi trasformazioni cui stiamo per assistere.

Stable Diffusion, cui il nostro Broccolibox si riferisce (e, sì, ho scelto la citazione per lo username non meno che per il contenuto), è un modello di Generative AI del tipo “text-to-image”: si fornisce un input testuale e se ne ottiene una rappresentazione visuale (può fare più di così, ma per ora ci accontentiamo).

Applicazioni di questo tipo sono recenti ma non recentissime: da mesi gli utenti di Discord si divertono a generare immagini con Midjourney; la stampa ha fugacemente raccontato l’anno scorso i primi passi di Dall•E (di OpenAI, oggi più nota per ChatGPT; a qualcuno sarà forse capitato di notare l’immagine nata già iconica dell’astronauta a cavallo); ma già nel 2019 Nvidia presentava GauGAN, una tecnologia che produceva immagini realistiche impeccabili a partire da pochi schizzi colorati. E, andando ancora più indietro, nel 2014 Google esplorava questo spazio con Deep Dream. Tutti questi prodotti poggiano a loro volta su tecnologie le cui origini possono essere fatte risalire almeno agli Anni Sessanta.

Vero, falso, verosimile

27 Gennaio 2023Asterione, 🇮🇹 Italiano
Jorge Luis Borges smiling with colorful sunglasses in the style of pop art

Racconta J. L. Borges (“L’automa letterario”) la storia di un certo Otàlora, inventore di una macchina intelligente capace di scrivere testi di narrativa:

Alcuni anni fa (ho perduto la lettera), Azevedo Bandeira mi ha voluto narrare il destino di Benjamìn Otàlora, di cui forse non resta ricordo nel quartiere di Balvanera e che morì secondo il suo stile, fucilato come torturatore e assassino.

Purtroppo, il congegno non era scevro da problemi:

Per una riga ragionevole, per una notizia corretta, vi erano leghe di insensate cacofonie, di farragini verbali e di incoerenze.

La fine di Otàlora non può che essere tragica:

Quella costruzione era uno scandalo, perché la confusione e la meraviglia sono operazioni proprie di Dio e non degli uomini.

Questo brano di Borges (racconto? storia vera? gli estimatori dell’autore argentino sanno quanto amasse danzare sul filo del verosimile) sembra diventato all’improvviso di grande attualità.

Tecnologie immersive e pervasive

22 Gennaio 2023Asterione, 🇮🇹 Italiano

Usciva al cinema nel 1992 il film “Il tagliaerbe” (The Lawnmower Man), storia di uno scienziato imprudente che, attraverso un apparecchio di realtà virtuale e qualche sapiente artificio, rendeva intelligentissimo (e altrettanto pericoloso) un uomo affetto da un visibile deficit mentale. Il film era già allora, diciamolo onestamente, terribile: un minestrone che raffigurava la tecnologia in modo più esoterico che realistico allo scopo di sfruttarne l’hype in un “fanta-horror-thriller” dalla trama esilissima. Eppure ci interessa proprio per questo: per come recepiva – strizzando l’occhio alla cultura popolare di quegli anni – una tecnologia nuova e suggestiva, preconizzandone le aberrazioni.

Il destino della realtà virtuale racconta però una storia molto diversa: il visore, dopo trent’anni, è rimasto sostanzialmente lo stesso; nonostante le decine di milioni di pezzi venduti, un prodotto come Oculus (l’unico ad avere una certa diffusione) difficilmente può essere considerato di massa; le sue applicazioni, salvo poche specifiche eccezioni, sono limitate alla sfera ludica; l’impatto sulla società in termini sia tecnici che culturali è stato irrisorio.

Di recente abbiamo assistito a diversi tentativi di riproporre questo genere di tecnologia. Grazie alla miniaturizzazione dei componenti, l’aumento della capacità di calcolo e la diminuzione dei costi, Google ha potuto lanciare nel 2013 i Google Glass; il successo commerciale del prodotto – ritirato nel 2016 – è ben rappresentato dal soprannome che si è immediatamente guadagnato chi lo indossava (“glasshole”). Apple starebbe lavorando da anni a un dispositivo analogo, con caratteristiche miste AR/VR, la cui data di lancio viene ripetutamente prevista e quindi posposta dagli analisti; il nuovo dispositivo avrebbe un sistema operativo proprio e potrebbe – secondo indiscrezioni – un giorno sostituire l’iPhone (ma non si disse lo stesso di Siri?). Chi si sta tuffando a capofitto nel “metaverso” in una ingloriosa e costosissima operazione di marketing cosmetico è Facebook, tanto da aver cambiato il proprio nome ormai inviso a molti in Meta. Nel frattempo abbiamo assistito al lancio in pompa magna dei cinema (e a seguire persino dei televisori) in 3D – e al loro subitaneo, precipitoso declino.

Paradigmi

15 Gennaio 2023Asterione, 🇮🇹 Italiano
Anne Francis e Robbie The Robot, foto per “Forbidden Planet”, 1956

“Is the Internet changing the way you think?”

Questa domanda è stata posta nel 2010 ai membri della Edge Foundation, che raccoglie scienziati, filosofi, artisti, manager, giornalisti e altre personalità appartenenti agli ambiti più disparati (tra gli altri – per dare un’idea – Albert-László Barabási, Douglas Coupland, Mihaly Csikszentmihalyi, Richard Dawkins, Brian Eno, Howard Gardner, Marissa Mayer, Tim O’Reilly, Larry Sanger, Nassim Taleb e Ai Weiwei).

Le risposte, come prevedibile, si dispiegano lungo tutta la gamma compresa tra l’entusiasmo e la preoccupazione. È lo stesso anno in cui, del resto, escono da una parte “Cognitive surplus: Creativity and generosity in a connected age” di Clay Shirky e dall’altra “The Shallows: What the Internet Is Doing to Our Brains” di Nicholas G. Carr (non a caso sono loro le prime due risposte inserite nel volume).

Presentate con un taglio ottimista o pessimista, le riflessioni vertono però tutte più o meno sugli stessi argomenti:

  • il numero di informazioni disponibili, cresciuto esponenzialmente
  • il cambiamento delle abitudini collegate al reperimento di queste ultime
  • le connessioni sociali, moltiplicate per quantità e per velocità di interazione
  • la soglia di attenzione, modificata dal bombardamento di nuovi stimoli
  • le tecnologie che presto o tardi diventeranno obsolete e le possibilità introdotte da quelle che le sostituiranno

The thin line between the camera and a mirror

19 Settembre 2016Fotografia, 🇬🇧 English

It happened again.

I was reading a post from La Noir Image – specifically this one (paywall) about the photography of Marcello Perino – when I saw a brilliant photo that caught my attention. After a few seconds, my finger moved toward the middle of it and tapped on the trackpad without my brain knowing.

A short conversation between my Brain, my Eyes and my Finger took place shortly thereafter.

Brain: “Hey, what are you doing?”
Eyes: “Mate, I’m watching, can you please be quiet?”
Brain: “It was him, I was paying attention. Finger! What the heck?”
Finger (ashamed): “Er… I was clicking… the ‘like’ button…”
Eyes: “There is no like button, you idiot!”
Brain: “There is no like button, you idiot!”
Eyes: “Can we go back to the photos now, please?”
Brain: “Let’s discuss the Quintessence of the World and other Bigger Issues instead”
Eyes: “Oh, get lost…!”

That made me think (as this intriguing dialogue should prove).

(altro…)