Stavo guardando questa clip menzionata da Vashi Nedomansky e, in una giornata in cui mi sono riproposto di ponderare i miei interventi, mi è tornato in mente il valore del silenzio.
Molti artisti in erba ritengono che l’opera debba contenere, esprimere e dichiarare tutto quello che provano o che hanno in mente. Ne risultano – di solito – cataloghi noiosi, prodotti logorroici, espressioni autoreferenziali. L’effetto è più quello del diario che della narrazione.
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