Breve Saggio di Comunicazione Scientifica su Twitter o “Del perché stavolta non sono dalla parte di Burioni”. Thread lungo e noioso, ma così chiarisco una volta per tutte. Portate pazienza.
Premessa. Nessuno mette in dubbio la competenza scientifica di Burioni, l’attendibilità delle sue previsioni, l’opera meritoria che ha svolto finora sul morbillo. Partiamo, per spiegare, proprio dal morbillo. Abbiamo una popolazione che, al di là delle indicazioni mediche e giuridiche, tende a non vaccinarsi per paura. Non si fida.
Abbiamo anche una maniera oggettiva per misurare questa resistenza: le coperture vaccinali.
L’azione di Burioni (piacciano o meno i metodi) agisce su una popolazione avendo come bersaglio un comportamento, come obiettivo la modifica di quel comportamento e ha persino un effetto misurabile (le coperture).
La copertura vaccinale in Italia è SALITA. Perfect, missione compiuta.
Il coronavirus è, come il morbillo, un virus. Il coronavirus è, però, un problema di ordine completamente differente. Che lui affronta, ohimè, nello stesso modo. Qui si divaricano ricercatore e divulgatore (che non si definisca tale è irrilevante, se svolge di fatto quella funzione).
Il ricercatore può essere allarmista – anche più del necessario, in virtù di un principio di prudenza – con i suoi interlocutori: enti e istituzioni. Il divulgatore deve tener conto dell’effetto che le sue comunicazioni hanno su chi lo segue. Però, mentre in televisione e su MedicalFacts Burioni mi è sempre sembrato chiaro e misurato, su Twitter ha adottato due comportamenti che mi sono incomprensibili.
Il primo è quello di blastare anche i colleghi.
Potremmo discutere sulla validità dei dati OMS e di quelli di Lancet, ma per questo servirebbe un altro mega-thread (ben più interessante ma ANCORA più pesante). Magari ne parliamo un’altra volta. L’effetto però è a danno di tutta la comunità medica che appare improvvisamente divisa e – quindi – meno credibile.
Mi fido di quel che dice il mio medico di base se (per quel che capisco) non coincide con quello che tweetta Burioni?Sottolineo: “per quel che capisco”. Se sta a me determinare l’attendibilità del mio medico, lo faccio secondo le mie capacità di comprensione.
(E se il medico mi cita l’OMS? È un cane?)
Insomma Burioni rischia di diventare la Wikipedia della virologia, che è esattamente il tipo di approccio che voleva combattere. Il secondo è quello di costellare i suoi tweet di impressioni, timori, allusioni (e di molti, francamente inutili, “l’avevo detto io”).
Allora vi chiedo di riprendere lo schemino del morbillo. Posto che il metodo è lo stesso:
- Qual è il bersaglio?
- Quale l’obiettivo?
- E, soprattutto, quali sono gli effetti?
Risposta:
- boh
- boh
- boh
Sarebbe molto bello assistere in diretta a come la ricerca scientifica si relazioni all’ignoto, su come gestisca l’incompletezza dei dati, su come prospettive diverse si integrino in una visione più completa dei problemi. Invece assistiamo in diretta a risse da pollaio, scontri tra tifoserie e gare a chi ce l’ha più lungo. Che, val la pena ricordarlo, è esattamente il modo in cui procede la scienza – ma era meglio tenerlo garbatamente dietro le quinte.
A noi non serve un’informazione vera, a noi serve un’informazione utile. Che, peraltro, può anche NON essere vera (per esempio perché approssimativa, semplificata). Non ci serve sapere se l’incubazione è di 7 o 14 giorni. Ci serve sapere se Ministero, ISS, ASL, medici di base sono pronti a gestire la crisi. Ci serve sapere se ci possiamo fidare di chi decide per noi.
NON dobbiamo decidere noi. NON dobbiamo studiare noi. Una miriade di microinformazioni porta invece al fiorire di analisi fai-da-te per cui (altro effetto che Burioni voleva combattere) ci si lancia tutti in analisi epidemiologiche, consultazioni delle fonti, incroci di dati etc.
Le nostre TL ne sono piene, lo sapete. Ha ragione l’OMS? Ha ragione Lancet? I cinesi mentono? Sticazzi: nessuna di queste cose aiuterà nessuno a sapere cosa fare e come se e quando arriverà in Italia (come probabile) un’epidemia. A oggi, po’ esse tutto e gnente.
Sarà invece fondamentale sapere che possiamo fidarci di quello che dice il nostro medico o di quello che dice il Ministero. Sì, proprio con gli spot di Mirabella. Sì, anche se non sono precisi – se sono comunque semplici, chiari, efficaci.