Un tweet letto ieri mi ha fatto pensare a cosa significhi “fare la scelta giusta”, in particolare in un periodo come questo. Retrospettivamente, le decisioni sembrano sempre facili, ma cadiamo in due generi opposti di inganno.
Nel primo ci ostiniamo a rivedere la situazione con gli occhi di allora, trascurando i dati di realtà che sono emersi nel frattempo, per difendere una decisione presa. E anche allora, probabilmente, siamo stati troppo deterministi. O troppo “certi”.
Nel secondo, più frequente, facciamo il contrario e dimetichiamo quanto al momento della decisione le cose che ora sono evidenti non fossero chiare. Vediamo quindi la situazione solo con gli occhi di oggi.
In entrambi i casi, il giudizio retrospettivo si basa su una sola delle possibili realtà che sono conseguite al nostro gesto. Non abbiamo mai la controprova definitiva su “cosa sarebbe successo se” (ma immaginiamo comunque di saperlo). In entrambe le situazioni ci separiamo dal sentimento di incertezza, di sospensione, anche di angoscia, che caratterizza il “non sapere” cosa ci aspetta. La de-cisione (“taglio”) è un momento turbolento e complesso che chiama in causa libertà , responsabilità , irrevocabilità . L'”actus humanus” è l’atto decisionale “libero e responsabile”. In pratica, proprio nel “decidere” (e nell'”uc-cidere” le tutte le possibilità tranne una) esprimiamo la nostra “umanità ” fino in fondo. (altro…)