“Un padre, volendo insegnare al figlio a essere meno pauroso, lo fa saltare dai gradini di una scala. Lo mette in piedi sul secondo gradino e gli dice: ‘Salta, che ti prendo’. Il bambino salta. Poi lo piazza sul terzo gradino, dicendo: ‘Salta, che ti prendo’. Il bambino ha paura ma, poiché si fida del padre, fa come questo gli dice e salta tra le sue braccia. Quindi il padre lo sistema sul quarto gradino, e poi sul quinto, dicendo ogni volta: ‘Salta, che ti prendo’, e ogni volta il bambino salta e il padre lo afferra prontamente. A un certo punto il bambino è su un gradino molto in alto, ma salta ugualmente, come in precedenza; questa volta però il padre si tira indietro, e il bambino cade lungo e disteso. Mentre tutto sanguinante e piangente si rimette in piedi, il padre gli dice: ‘Così impari: mai fidarti di un ebreo, neanche se è tuo padre’.”
Hillman approfitta del tradizionale gusto ebraico del paradosso per aprire il breve saggio intitolato Il tradimento. Questa storiella ci precipita subito al centro del problema: non esiste fiducia se non esiste allo stesso tempo la possibilità del tradimento. Adamo nel giardino dell’Eden non ha bisogno di fidarsi: Adamo sa, forte di quella “‘fiducia originale’ o ‘fede animale’, credenza basilare che la terra sotto i piedi è solida e reggerà anche il nostro prossimo passo, che il sole sorgerà anche domani e il cielo non ci crollerà sulla testa.” Il patto con Dio è inossidabile, ma è contenuto in una dimensione eterna e astorica; per dare inizio alla vita occorre, appunto, un tradimento – il primo, peraltro, di una lunga serie (sempre con Hillman: “Dopo la cacciata dal Paradiso terrestre, la Bibbia registra una storia infinita di tradimenti di ogni genere: Caino e Abele, Giacobbe e Esaù, Labano, Giuseppe venduto dai fratelli e il loro padre ingannato, le promesse non mantenute del Faraone, l’adorazione del vitello dietro le spalle di Mosè, Saul, Sansone, Giobbe, le ire di Dio e la distruzione quasi totale del Creato, e via elencando, per culminare con il mito centrale della nostra cultura: il tradimento di Gesù”).
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